Cos’è un/una font?
La risposta alla domanda “cos’è un font?” non è così scontata come sembra. Nell’uso comune il termine indica genericamente lo stile di un qualsiasi testo che vediamo in televisione, nei quotidiani, nelle riviste o nei siti web, ma occorre fare delle precisazioni.
Benvenuti in un nuovo articolo sui temi della grafica.
Oggi parliamo di una questione spinosa che riguarda la definizione di font. Intuitivamente tutti più o meno sappiamo a cosa ci riferiamo usando questa parola, ma la realtà è un po’ più complicata. L’evolversi del linguaggio e della tecnologia hanno messo i bastoni tra le ruote agli autori di dizionari e ora tra i professionisti del settore ci sono fazioni diverse che hanno opinioni divergenti (pur simili) a riguardo.
L’intento di questo articolo è sciogliere la matassa cercando di definire non solo la corretta terminologia, ma anche, e specialmente, un glossario che assegni a ogni termine il giusto significato. Può essere utile sia ai giovani designer sia a quei clienti più esigenti che desiderano interfacciarsi con un designer professionista su temi un po’ più tecnici, andando oltre il “carino questo font”.
Bando alle ciance, iniziamo subito.
Il problema della definizione
Come dicevamo, dare la definizione di “font” non è semplice.
Partiamo con l’idea che tutti abbiamo quando sentiamo il termine font. Ci vengono immediatamente in mente due concetti: il primo riguarda lo stile e la forma delle lettere o dei caratteri di un qualsiasi testo, come dicevamo nella premessa. Il secondo coincide con il primo ma applicato all’informatica: solitamente diciamo che abbiamo installato un font sul computer.
L’idea, per quanto indefinita, non è sbagliatissima. Vediamo se i dizionari ci aiutano nella nostra meticolosa missione.
Il dizionario “De Mauro” descrive il termine font come “insieme completo dei caratteri di uno stesso tipo” che ci aiuta a intuire di cosa si tratti ma non a circoscriverlo con precisione.Treccani è più accurata e collega il termine informatico “font” al francesismo “fónte”:
font
/font/
Francesismo ([…], der. del verbo fondre «fondere», che significa propr. «fusione») accolto in italiano nel linguaggio di tipografia e nelle tecniche di fotocomposizione e di editoria elettronica per indicare un insieme completo di caratteri contraddistinti da un particolare disegno (Times, Helvetica, ecc.) e stile (corsivo, grassetto, ecc.); è di uso molto comune anche il termine ingl. font (per lo più al femm. ma spesso anche al maschile).
Questo ci fa capire che quando parliamo di “font” intendiamo, in sintesi, “un insieme completo di caratteri”. Trascuriamo per ora il significato di carattere e limitiamoci a interpretarlo come “una lettera o un simbolo”. In ogni caso non ci basta, perlomeno non per il grado di precisione che stiamo cercando. Vogliamo dichiaratamente fare i pignoli.
Non aggiungo ulteriori esempi perché il succo del discorso rimarrebbe il seguente: nonostante i dizionari cerchino di essere quanto più accurati possibile, rimane qualche dubbio sullo stabilire esattamente cos’è un/una font. Lo dimostra anche Wikipedia che non ha una pagina dedicata a “font” ma rimanda a “tipo di carattere” o “carattere tipografico”; tuttavia nel testo si puntualizza che il termine “font” utilizzato in italiano è adottato dall’inglese, che a sua volta deriva dal “fonte” francese e indica un qualcosa che è stato fuso, in riferimento al processo tipografico in cui i caratteri mobili sono ottenuti versando il metallo fuso in una forma contente la matrice del carattere. Sempre Wikipedia fa una distinzione importante: il font è “la raccolta di file che permettono di applicarli [i caratteri] nei programmi di videoscrittura”.
Il discorso appena fatto è molto confuso, me ne rendo conto. Però in questo pandemonio riusciamo a distinguere alcuni elementi chiave su cui possiamo costruire la nostra personale definizione. Andiamo con ordine.
Gli elementi chiave
Per sbrogliare il bandolo della matassa, facciamo alcune considerazioni.
In primo luogo, sicuramente il termine “font” indica un “insieme completo di caratteri accomunati da un particolare disegno e stile”. Un buon incipit, che però deve essere completato e sviluppato.
Inoltre sappiamo che la sua etimologia deriva dal francese “fonte”, “da “fusione”. Ma font è anche un termine anglofono, entrato a far parte della lingua italiana come tanti altri termini, che si usa principalmente in informatica.
Verrebbe da chiedersi innanzitutto se il “font” utilizzato in italiano è di diretta derivazione francese o inglese. E soprattutto quando è corretto parlare di font e quando di carattere tipografico.
L’illuminazione arriva grazie a un articolo molto completo dell’accademia della Crusca, che ha svolto una ricerca accurata sul termine “font” e ricostruisce in modo completo la storia e gli usi del termine.
La soluzione dell’Accademia della Crusca
In questo articolo possiamo trovare tutte le risposte che stavamo cercando.
La questione che ha generato la confusione sulla definizione di font è stata l’introduzione e l’uso in italiano di due termini che corrispondono a due concetti diversi:
- il francese “fonte”, di cui si hanno tracce risalenti al 1956, che significa appunto “fusione” ed era un termine utilizzato dagli specialisti tipografi per indicare l’insieme delle lettere e dei segni che vanno a costituire un carattere. La fusione, come dicevamo prima, è quella del metallo all’interno della forma o matrice di ogni singolo elemento. Questo termine è poi stato sostituito nel tempo da “la font”, al femminile, senza la E finale forse perché in francese non è pronunciata e il lessico ha seguito la fonetica.
- l’inglese “font”, genere maschile come altri termini anglofoni adottati in italiano, è stato introdotto nel 1984 (più un riferimento che una data precisa), anno di pubblicazione del primo Macintosh, ed è utilizzato in ambito informatico per indicare il file per installare un carattere tipografico in un computer. L’etimologia è la stessa del precedente, ma il passaggio inglese cambia le carte in tavola.
Pur ammettendo che l’influenza culturale dell’informatica abbia permesso alla versione al maschile (la seconda) di prevalere, la Crusca sancisce quanto segue:
Sul genere di font
È preferibile, in ogni caso, impiegare il maschile font per la terminologia informatica e ripristinare il termine originario femminile fonte per quella tipografica; in questo modo, oltre a mantenere la distinzione semantica connessa ai due ambiti, si renderebbe conto della diversa origine inglese e francese delle due forme.
Fonte: https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/sul-genere-di-font/984
Una proposta che personalmente reputo molto efficace, in quanto permette di associare il genere a una sfumatura di significato e permette di stabilire il tema di un discorso dal semplice articolo.
Il font o la font?
Alla luce della conclusione dell’Accademia della Crusca, che condivido, si può dare una risposta per me definitiva.
“Il font”, al maschile è il file che si usa per installare un carattere tipografico nel computer. Un esempio sono gli OTF o TTF che si possono scaricare dal web in siti come Google Fonts. È stato adottato dall’inglese ed è legato all’ambito informatico.
“La font” invece coincide con il carattere tipografico nel senso specialistico del termine, ovvero l’insieme delle lettere e dei segni che vanno a costituire un carattere contraddistinti da un particolare disegno o stile. L’etimologia è francese, dal verbo fondre, “fondere” come abbiamo già visto, in riferimento alla fusione del metallo nelle matrici per ottenere il singolo carattere.
Ci sarebbe da fare una precisazione. Il termine inglese deriva comunque dal francese, quindi in teoria ha ereditato il riferimento alla fusione del metallo e seguendo il ragionamento andrebbe usato al femminile. Ma i passaggi intermedi, l’adattamento inglese e solo dopo italiano, oltre all’applicazione in ambito informatico in cui il riferimento perde di senso (i caratteri elettronici non si fondono), ne hanno completamente rivoluzionato l’identità. Per questo si può tranquillamente considerare IL font come ennesimo termine anglofono e usarlo al maschile, così come è sempre stato dal 1984.
La differenza tra font e carattere tipografico
Abbiamo detto che il font è il file che installa sul computer un determinato carattere tipografico. Ho usato spesso questi due vocaboli, ma cos’è esattamente un carattere tipografico? Lorenzo Miglietta, grafico e fondatore del sito Grafigata!, in questa sezione del sito da una definizione e giustamente sottolinea la differenza tra il font e il carattere tipografico, che si può riassumere in una frase:
Carattere tipografico
da Grafigata.com
un insieme di caratteri studiati in modo coerente e secondo gli stessi principi formali, forma un carattere tipografico, il cui file viene chiamato font.
Dunque l’insieme di tutte le lettere e i segni costituisce un carattere tipografico. Riprendendo il dualismo tra il font e la font, il font è la parte digitale, il file grazie al quale possiamo utilizzare un carattere tipografico nel computer; la font invece è la parte analogica, la forma e il tipo di lettere se così la vogliamo chiamare, e in pratica può essere usato come sinonimo di carattere tipografico se il discorso verte sui metodi di stampa. Per fare un esempio chiarificatore, l'Helvetica è un carattere tipografico, Helvetica.otf (o .ttf) è il font.
Carattere tipografico, carattere e glifo
Un carattere tipografico è un insieme di caratteri, come diceva Lorenzo Miglietta. Di conseguenza la singola unità che lo compone si chiama carattere. Quest’ultimo può essere una lettera o un simbolo o un segno di interpunzione. Tutti i caratteri sono composti da glifi, ovvero delle rappresentazioni grafiche di un grafema, più grafemi o parti di esso. I grafemi sono il minimo atomo non suddivisibile di un sistema di scrittura. Per fare un esempio, la lettera E può essere scritta in più modi (maiuscola, minuscola, grasseto etc) e ogni forma rappresenta un glifo. In inglese la suddivisione appena descritta è più immediata: il carattere tipografico è il typeface, il singolo carattere è character mentre il glifo e glyph.
Per capire la suddivisione, riporto uno schema:
Come distinguere glifo e carattere
Lo schema della figura 5 dovrebbe essere molto eloquente. Ma in ogni caso aggiungere una ulteriore spiegazione non può che far del bene.
Il carattere è un grafema, un’unità di testo, mentre il glifo è un’unità grafica, un disegno in parole povere. Il grafema è una lettera, un segno di interpunzione, o qualsiasi altro elemento della scrittura (vale per tutti gli alfabeti). Il glifo non è altro che la forma effettiva, il tracciato.
Facciamo un esempio concreto: la lettera A è un carattere, la forma della lettera A è un glifo. Il carattere o lettera A però può essere scritta come a, a, à, ă, ą, â, ã, ä, å. Tutti questi sono modi di scrivere lo stesso carattere, ma ogni segno è un glifo.
Glossario
Per concludere questo articolo, stiliamo un glossario di massima che permetta di trovare una giusta definizione a ogni termine e inquadrare il loro significato con sufficiente precisione. Lo facciamo in ordine decrescente, dal font al glifo.
Il font
In informatica, è il file che permette a un utente di installare un carattere tipografico. Si può trovare in vari formati (i più comuni sono .otf e .ttf). Pur essendo tecnicamente un errore, spesso si usa in sostituzione di carattere tipografico.
La font
In tipografia, un insieme completo di caratteri contraddistinti da un particolare disegno (Times, Helvetica, ecc.) e stile. Si riferisce ai caratteri mobili prodotti per la stampa tipografica, ottenuti versando il metallo fuso nella forma contenente la matrice del singolo carattere.
Carattere tipografico
Un insieme di caratteri studiati in modo coerente e secondo gli stessi principi formali. Definizione simile al precedente, ma si può usare anche in ambito informatico per indicare proprio il disegno dei singoli caratteri, il progetto tipografico si potrebbe dire.
Carattere
Le unità che compongono un carattere tipografico. Può essere una lettera un simbolo o un segno di interpunzione. Ad esempio la lettera A, il punto esclamativo, la virgola o il + sono caratteri.
Glifo
Le varianti, le forme specifiche che può assumere un carattere. Il vocabolo deriva dal greco “glypho” ovvero “incidere” e indicava un qualsiasi segno, inciso o dipinto. Adesso invece comprende il design di un carattere, la sua forma, come viene rappresentato. Non è un sinonimo di carattere perché una lettera può essere scritta in vari modi e avere diverse varianti, ciascuna delle quali può essere composta da un glifo dello stesso carattere.
Conclusioni
Se sei arrivato fino in fondo a questo articolo, complimenti. Mi rendo conto che si tratta di teoria ed è sicuramente meno divertente di articoli più pratici come quello sulla grafica raster o sul css.
Ma come ben sappiamo la teoria è la base della pratica, quindi era necessario conoscere la materia prima di applicarla. Spero di aver almeno fatto un po’ di chiarezza sulla definizione tecnica di font e di alcuni termini legati alla tipografia.
Ultima cosa: il sottoscritto è nato con il digitale nelle vene, un millennial a pieno titolo, quindi per me sarà sempre IL font. Con buona pace dei tipografi e dei puristi.
Vi lascio con un piccolo easter egg: Word, il software della suite Office, segna come errore il femminile di font.
Alla prossima!